Il Dono. A Gift by a Gifted Artist (versione italiana)

Articolo pubblicato su NapulitanaMente (Marzo 2021). Di seguito traduzione in italiano

Com’è Vanessa Cariati come artista e come donna?

Sono un’artista poliedrica, il mio primo amore è stata la pittura, nel dipingere, da Van Gogh all’Espressionismo , il mio stile si rifà alla pittura delle emozioni, dei colori forti e vibranti. Durante gli anni dell’Accademia, la curiosità mi ha portato all’arte delle istallazioni, alla fotografia, alla body art, alla scultura, alla Land Art. Conseguito il Diploma in pittura, mi avvicino alla ceramica per caso, l’argilla entra nella mia vita. In seguito in Toscana conosco e apprendo la tecnica Raku, che mi ha appassionato profondamente fin da subito. Anche nella vita di tutti i giorni, devo districarmi tra i diversi ruoli, moglie, madre, docente, artista e studente ( dopo tre anni di studio e laboratori, quest’anno conseguo il diploma di arte-terapeuta ). Non sempre riesco a fare tutto come vorrei, ma ci provo, per me ogni donna è un diamante , e non lo sa, se riuscissimo a portare alla luce ogni sfaccettatura della pietra, ne vedremmo la piena lucentezza.

Qual è il rapporto con la sua terra? Ha mai pensato di lasciare la Calabria? Si/No? Perché?

Un rapporto, per diverso tempo di odio e amore, per questo da ragazza sono andata via diverse volte, ad un certo punto ho scelto di ritornare e restare in Calabria, la lontananza mi ha reso consapevole del grande legame che ho con la mia terra, mi è sempre mancato il mare, i colori e i profumi del Sud, la natura aspra, selvaggia, tipica della macchia mediterranea. La Calabria con i suoi mille volti…provengo dalla costa ionica, il mio paese Cirò Marina, un luogo con un’energia straordinaria, ho vissuto a Catanzaro gli anni dell’Accademia, e con il “Gruppo di Artisti Senz’A”, ho girato molto, tra Soverato, Caminia, Squillace, lì ho conosciuto un’altra Calabria ancora, oggi vivo a Vibo, sul lato tirrenico, frastagliato da coste a strapiombo sul mare, la Costa degli Dei, mi incanta per i colori e per i suoi tramonti…ogni tanto mi chiedo come sarebbe stato se fossi andata via definitivamente, quando mi scontro con le tante cose che non vanno al sud, qui gli stimoli artistici li devi andare a cercare o creare, come artista ovviamente risento di queste assenze.

Che peso ha la tradizione e la cultura calabrese nella tua terra?

L’amore per la ceramica fa parte della mia memoria atavica, vivo nella culla dell’Arte Greca, non poteva essere altrimenti. Una caratteristica della ceramica calabrese è l’utilizzo di simbolismi e di ritualità d’ispirazione magica, nelle mie creazione c’è sempre il simbolo che rimanda ad altro, sia nella ceramica rossa che nel Raku. In pittura e nei miei vasi scultura, tratto spesso temi improntati sull’ascolto e l’attenzione verso l’altro, le persone sono per me fonte d’ispirazione, le relazioni, le emozioni evidenti e sottese, ed ora più che mai ;gli studi di arteterapia mi hanno profondamente cambiata, come persona e artista. Mi piace raccontare storie, non solo quando faccio arte, ma anche a scuola con i miei alunni, tutto è riconducibile a storie, capace di catturare l’attenzione di chi ascolta. La magia del racconto l’ho appresa da piccola, nei vicoletti del mio paese, ci avvicinavamo alle anziane zie che raccontavano storie meravigliose, ci tramandavano le tradizione legate alle feste popolari, all’arte culinaria, al folklore..Il loro racconti, i loro volti rugosi, gli occhi buoni ma pungenti, l’odore delle ceneri del braciere, i profumi dei pepi arrostiti, i loro abiti, la loro dignità…fanno parte di me.

Quali sono le forme d’arte attraverso le quali si esprime?

Quando sono nel flusso creativo la prima cosa che mi viene da fare è disegnare, tanti schizzi, uno dietro l’altro..la linea è per me come la parola per lo scrittore.. Se non disegno, scrivo i miei pensieri , le emozioni o semplici riflessioni in diari di bordo…Spesso i miei bozzetti su carta diventano sculture tridimensionali in argilla…L’argilla è per me un viaggio interiore, è radicamento, un alto canale espressivo…ma anche la pittura acrilica , amo dipingere su superfici ampie , di modo che il gesto del pennello sia conseguenza di tutto il movimento del mio corpo…dipingere è per me una danza..Gli acquarelli li porto sempre con me, lasciandomi andare al movimento dell’acqua, escono fuori immagini inconsce, che cerco di catturare e definire.

Qualche tempo fa, in occasione della cerimonia di premiazione per la borsa di studio “ Costruisco il Mio futuro, in Memoria di Antonio Mamone” è stata inaugurata una sua opera intitolata “ Il Dono”. Ogni opera ha una storia. Può raccontarci come è nato il “ Il Dono”?

Il 14 luglio 2020 ricevo la chiamata delle sorelle Mamone, mi raccontano del loro progetto, “Costruisco il mio futuro” le borsa di studio nel nome di Antonio Mamone. La prima edizione era già avvenuta l’anno prima, per il 2020 vogliono che realizzi un’opera che possa rappresentare l’anima della manifestazione. Mi raccontano di Antonio, con amore e commozione e mi sono sentita travolta. Non conoscevo la storia di quest’uomo straordinario, le sorelle hanno sempre condiviso con Antonio questi nobili progetti ed ora vogliono portarli avanti e realizzarli … Antonio un uomo amato e stimato da tutti, venuto a mancare troppo presto, è l’esempio della Calabria che lotta per migliorare, capace di cambiare le cose,…mentre ascoltavo Francesca, Domenica, Marialuisa e Mamma Vittoria, così unite, forti, vere, ho disegnato un albero, lo immaginavo grande, radicato alla terra, ma con i rami rivolti al cielo, e da quei rami, ogni anno aggiungere nuovi fiori, simboli dei frutti, dei sogni che potranno realizzare gli studenti meritevoli della Borsa di studio, grazie alla famiglia Mamone. Espongo i vari bozzetti alle sorelle , apprezzano, approvano, la mamma Vittoria, partecipa a tutte le nostre chiamate, mi sono sentita per i mesi a venire, sostenuta, libera di creare semplicemente per il desiderio di farlo, il loro amore e il mio per il progetto sono stati la carica in tutti le fasi di realizzazione, anche in quelle di sconforto, tante le difficoltà che ho incontrato nel realizzare una scultura cosi grande ( l’albero è alto circa 2 metri).. Una volta terminata la scultura, la fase dell’asciugatura, c’è voluto tempo e pazienza, con la paura continua che i vari rami si rompessero. Quindi la prima cottura nel forno elettrico..la seconda cottura raku a Cirò Marina nel mio Laboratorio Alchimie, ci sono volute nove ore di cottura , per un totale di 27 ore di fuoco, ero esausta ma felice, ogni momento documentato nel gruppo con la famiglia Mamone..non mi sono mai sentita sola e non solo per la loro presenza…..

L’opera è stata montata su un pannello e portata a Tropea, il viaggio lungo troppo lungo, ogni fossa in strada un colpo al cuore, ma tutto è andato bene, il Dono è arrivato a destinazione, con la commozione di tutti…E’ stata l’opera più importante della mia vita, perché profondamente, amata, sentita, vissuta e con il cuore donata.

Cos’è la ceramica Raku?

Il Raku significa letteralmente gioire il giorno, vivere in armonia con le cose e con gli uomini. il nome raku deriva dal nome Rikyu, maestro della cerimonia del tè vissuto nel XVI secolo in Giappone. La cerimonia è legata alla filosofia Zen. La ceramica Raku è sinestesia dei quattro elementi, terra, acqua e aria, uniti dall’elemento fuoco in fase di cottura . Il pezzo estratto incandescente dal forno in contatto con la segatura, prende fuoco, lo smalto per lo schock termico si spacca ed il fumo si insinua, creando il cracklè.. Gli ossidi contenuti in alcuni smalti acquistano iridescenze che vanno dal verde smeraldo, al blu- rame, all’oro…ogni pezzo è unico, irripetibile, la combinazione dei diversi elementi ti regala il pezzo nella sua unicità…per me il Raku è semplicemente la magia della creazione…

Che valore ha il tempo durante il processo creativo di una sua opera?

Il tempo è tutto, ideare richiede predisposizione, preparazione ed intenzione. In una prima fase di preparazione cerco di definire l’obiettivo, cosa voglio realizzare. Nella fase successiva, lascio che a livello inconscio si attivino le idee, penso anche all’impensabile in questa fase d’ incubazione. Quando meno te l’aspetti arriva la rivelazione, la scintilla creativa. Se la reputo un’ idea buona, mi prendo tempo, per sottoporla non solo alla mia valutazione ma anche a chi in quel momento mi puo’ dire come la pensa. Se l’idea è quella giusta inizia l’elaborazione, un’ idea è una massa informe, solo con lavoro e dedizione potra’ essere trasformarla in un’opera concreta… Il tempo è tutto, Edison diceva: “ il genio è, per l’1% ispirazione e per il 99% sudore”. Se lavoro con l’argilla subentra anche il tempo della materia..

L’argilla, dicono i grandi maestri ceramisti, “ ha memoria”, se la plasmiamo con forza, senza cercare un contatto con essa, non riusciremo a trovare il flusso che unisce la nostra energia a quella della materia, in questo caso si lavora male e il processo creativo si blocca.. il tempo è il ponte tra l’artista che ascolta e le mani che creano.

sdr

Oltre ad essere un’artista Lei insegna agli adolescenti. Come recepiscono l’arte i suoi studenti?

Credo che gli alunni recepiscano tutte le materia in base a come vengono trasmesse.. Io insegno arte alle medie, e lo faccio con amore, dedizione ed entusiasmo.. semplicemente perché amo il mio lavoro, gli alunni e la materia che insegno. Gli alunni sentono l’amore che metti in ciò che fai, la passione con la quale trasmetti il tuo sapere, il tempo che dedichi all’apprendimento, con un sorriso che non deve mai mancare, e una battuta sempre pronta, sedendoti a fianco, sostenendoli, sporcandoti di colore insieme a loro, oggi più che mai l’insegnante è dinamico, un direttore d’orchestra, un attore, che vuole a tutti i costi non perdere lo sguardo attento dei discendi…giocando con l’arte, perché l’arte è libertà, gioco, vedere oltre.. attraverso la creatività. Tutti i ragazzi hanno una sola chiave di accesso : il cuore.

Qualcuno dice che l’arte può salvare il mondo. Lei ritiene che sia vero?

L’artista da sempre cronista del suo tempo, attraverso le opere comunica e risveglia le coscienze, attenziona su ciò agli altri passa inosservato.. l’arte , il pensiero divergente e creativo, può liberarci dagli schemi mentali, dalle nostre gabbie , regalandoci una nuova prospettiva delle cose, degli eventi, donandoci nuove opportunità, che ci consentono di cambiare il nostro modo di approcciarci al tutto. Attraverso l’arte, l’uomo crea un ponte tra il dentro e il fuori, tra il mondo conscio e inconscio. Oggi più che mai con studi di arte-terapia alle spalle, sono certa del valore dell’arte nella nostra vita. Attraverso essa si attuano processi di crescita personale, incentrati sulla consapevolezza, l’autocontrollo, l’intelligenza emotiva, l’arte sensibilizza gli animi, creando empatia nelle relazioni..si l’arte salva il mondo dal grigiore delle paure , dal bianco e nero delle rigidità mentali, perche’ l’arte è per me il colore della nostra esistenza.

Nel 2019 Lei è intervenuta come docente e artista al convegno di formazione

Devianza e Talento” ,sulla ricerca e la promozione in età evolutiva per contrastare e prevenire fenomeni di devianza giovanile. In veste d’insegnante come definisce il concetto di devianza?

In passato ho lavorato in Associazioni atte a contrastare la dispersione scolastica, e per l’integrazione sociale di giovani a rischio, tanti talenti sprecati…aggiungerei. Diceva il sociologo tedesco Teodoro Adorno : “Ogni opera d’arte è un crimine non commesso”, la devianza è energia mal canalizzata, se riuscissimo a indirizzare questa energia, su una corsia propositiva o se riuscissimo a trasformare le zone d’ombra del soggetto deviato in luce, potremmo restare stupiti del risultato.. Ogni persona ha una demone interiore, “daimon” lo definiva J. Hillman, se imparassimo a conoscere le nostre zone d’ombra, che sono la sede dei nostri talenti nascosti, la devianza si trasformerebbe in talento e potenziale espresso.

La cultura occidentale considera arte solo ed esclusivamente ciò che è business, ciò che è vendibile. Ha qualche considerazione da fare a riguardo?

In Occidente il sole tramonta, In Oriente sorge, la culture della morte contrapposta alla cultura della vita. Non a caso l’arte in Occidente è business, si è perso il valore più importante che l’arte ha da svolgere…comunicare, provocare, evocare, far riflettere, soprattutto emozionare. Siamo tornati indietro di secoli, un tempo i committenti quali la Chiesa, e poi le ricche famiglie borghesi, gestivano la produzione artistica. Con le Avanguardie del Novecento, gli artisti si sono ribellati, e a costo di morir di fare hanno prodotto arte libera, fuori dagli schemi, libera degli accademismi e dal denaro.. con coraggio, con opere originali, spesso rifiutate dai vari Saloni d’Esposizione del tempo, hanno creato la Storia dell’Arte ..

Ora siamo ritornati al padrone denaro, l’arte è qualcosa d’ élite, che amplia le distanze tra ricchi e poveri, tra acculturati ed ignoranti, dimenticandoci una semplice verità, l’arte è di tutti e per tutti. Il denaro, dovrebbe sostenere la LIBERA espressione artistica.

Un ringraziamento particolare ai maestri Rita Rolli e Cesare Calandrini, per i loro preziosi consigli. A mio marito Enrico e alla mia amica Paola Cirone, alla famiglia Mamone e alla giornalista Ingrid Pagliarulo.